mercoledì 15 novembre 2006

Etica senza ontologia

Putnam, Hilary, Etica senza ontologia, Testi e pretesti, Bruno Mondadori, Milano, 2005.

Voto: 5 stelline su 5 (Molto interessante - è oggettivo!)

I giudizi etici, come quelli estetici, hanno un valore oggettivo quanto quelli logici, matematici e scientifici. Ma l'oggettività, dei giudizi di valore etico, non ha alcuna pretesa universale, come ad es. la legge morale, o il giudizio estetico puro, di Kant.
«Per quel che riguarda la vita etica [il giudizio] è qualcosa che può essere messo in discussione e dibattuto» per cui «le nozioni di verità e di validità sono interne allo stesso ragionamento pratico». Il fatto che spesso su un problema di tipo pratico ci troviamo in disaccordo (Putnam fa l'esempio della questione sull'aborto) è dovuto al riferimento di esso «ad un insieme complesso di concezioni filosofiche, religiose e anche fattuali». In sostanza è «uno di quei casi di "non risolvibilità" delle questioni etiche», ossia, per quanto esso sia oggettivo contiente in sé una forte componente di "relatività soggettiva"(*) dovuta in parte ad una impossibilità di verificazione, e per un'altra parte al fatto che questi giudizi non sono classificabili né come veri né come falsi, tanto meno come buoni o cattivi.

Interessanti sono anche i riferimenti, che il prof. Putnam fa ad un filosofo poco dibattuto e studiato in Italia, che ritengo essere di grande importanza non solo per la filosofia, ma per i grandi temi attuali come la formazione e l'educazione, la società e quindi la politica etc., a John Dewey.

(*) L'espressione è mia.

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